clicca sulla copertina del disco qui al lato,
per poter ascoltare parte del lavoro:
"DEDICADO A VIOLETA".
In attesa della possibilità di scaricarsi l'album sui canali consueti, e se voleste (ed è caldamente consigliato!!) acquistare il cd "fisico", potrete scrivere a: avenidamerica1@gmail.com
gli "Avenidamerica" sono (in senso orario):
Ermanno Dodaro, Monserrat O. Balmaceda, Jaime S. Balmaceda e Emmanuel Losio

DEDICADO A VIOLETA
Avenidamerica
(cd autoprodotto)

Di e con: Monserrat Olavarria Baimaceda (voce), Jaime Seves Balmaceda (chitarra classica, charango, coro), Emmanuel Losio (chitarra elettrica, acustica e coro), Ermanno Dodaro ( contrabbasso, guitarron, coro, pianoforte), con musicisti ospiti convergenti con i propri talenti quali l’attrice Federica Festa, Francesca Sbaraglia alla viola e violino, Giampaolo Scatozza alla batteria e cajon ed ai fiati (flauto traverso, sax soprano e sax tenore) Francesco Consaga.
In più, il patrocinio de la Iila  (Istituto Italiano Latino Americano), l’Ambajada de Chile in Italia.

Questo dovuto prologo, ci serve per capire quante energie ed istituzioni si siano mosse a favore di questo progetto dedicato alla cantautrice cilena Violeta Parra (per capirci, colei che scrisse ed interpretò “Gracias a la vida”, brano latinoamericano tra i più conosciuti al mondo e reinterpretati da moltissimi artisti).
Il lavoro, nel suo iniziare, sa molto di interni umidi di legno prezioso, e di pittura densa ad olio.
È l’affermazione di un’identità - al principio sfocata dal dolore, dal distacco - La consapevolezza di essersi dovuti allontanare dalla propria casa, dal proprio paese. Migrare.
Ed in questo “racconto a ritroso” di un percorso fisico già fatto, vengono ritratti nella memoria alcuni suoni, accompagnati inizialmente da melodie note, appartenenti al repertorio dell’artista cilena Violeta Parra e di altri autori latini.

Ricordi malinconici, anticipati da un doppio pensiero, introspettivo: la donna migrata ed il suo essersi inserita in tessuto sociale. Un doppio racconto che vorrebbe esser condiviso nella “pista” recitata in lingua italiana (l’altra e in spagnolo) come per volersi riflettere nell’intima nudità dell’abbandono di ogni altra donna, di ogni altro essere umano.

Così, con “il mio Paese non esiste”, poesia e racconto della stessa voce di questo gruppo musicale, che si intreccia con la voce recitativa in italiano dell’attrice Federica Festa.
Il racconto di un luogo sperduto da qualche parte della fantasia, della memoria del popolo del mondo. Dai profumi di cibo e di fiori. Della sensazione di trovarsi allo stesso tempo “dentro e fuori” di una linea di confine.
Un Paese che riverbera le sua tragica storia politica e dittatoriale, alternandosi a ricordi infantili e cari.
Da questo intro “a cappella”, svuotato addirittura dalla musica, ci si inserisce quasi con educazione nel primo strato succoso di questa pietanza musicale preziosa e fortemente personale, introspettiva.

Volver a los diecisiete” (di Violeta Parra), è il primo passo verso un’appartenenza intima, a quelle radici sonore geografiche.
La chitarra acustica in primo piano, con i suoi giri, accompagna l’ascoltatore a sedersi quasi su di una giostra dai colori sbiaditi, nell’apertura degli archi, a tratti dissonanti.
E la voce narrante, riportandoci ad una dimensione chiusa, quasi all’interno di una stanza dalla pareti in stoffa damascata scura, piano si muove, aprendo finalmente le finestre alla luce, permettendoci di pulire i polmoni e lo sguardo, con il brano “Arriba quemando el sol”.

Ed in questo canto spesso corale, si appoggia un leggero pedale di chitarra elettrica, a mio parere ottimamente mixato, rimarcando questo desiderio di luce.
Ma ormai, siamo fuori, guardando in una sorta di sguardo unico il paesaggio, le terre, omaggiando così nel concreto con un pezzo inedito scritto da Dodaro e della stessa voce, completamente dedicato all’artista Parra, ringraziandola per il suo contributo al racconto di immagini anche filigranate, di una terra, a noi europei per tanto tempo assai lontano e sconosciuto. “Como flor de Primavera”.

E la voce della Balmaceda, si inserisce in un intreccio di sapore andino, con delicatezza in una trama molto delicata e briosa. “Rin de angelito” sfumando nella memoria, permette poi all’interprete di spingere nel senso e nell’interpretazione la voce. Ed il finale di rimando quasi ad uno scat di profilo jazz, chiude in maniera deliziosa la “confezione” di questa perla.
Fina estampa” è un delicato gioco di più ritmi: un valzer ed un pizzico di chacarera, tra punti di contrabbasso e voce, mentre il seguente “Chacareando” , è una parentesi musicale, che prende spunto dai rimandi del precedente ritmo sudamericano, composto da uno dei protagonisti di questo progetto: Emmanuel Losio.
Un abito fumoso cucito in un locale di jazz; una rincorsa frammentata tra strumenti e tracce dove ogni strumento ne diviene a turno protagonista.

Quasi una pausa da questa ubriacatura di percezioni sonore. Ed è così, che accennando, si inserisce il brano a seguire: “la petenera” di E. Ramirez, rivelando poi tutto il suo potere evocativo in un intreccio corale.
Ed accompagnati da  “Ojos azules” , ci troviamo immersi con un tuffo nell’ironia “El negro Manuel Antonio”.

Una canzone molto “picadosa” (così dicono gli ispanoparlanti), che si appiccica per il suo zucchero liquido, ruffiana, divertente, che puntellando voce e contrabbasso ci trasfigura con sorrisi aperti, in piccoli passi di danza.
Ternura”, composta dalla Balmaceda e da Dodaro, è l’ultimo pezzo di questo lavoro denso e prezioso. Una filastrocca che desidera commiatare con un bacio sugli occhi tutti gli avventori di questo viaggio, intrecciandosi con i fiati, dove tutti gli elementi della memoria desiderano convergere vero il sonno, tra carezze e desiderio di un benedetto riposo. Un buon auspicio, solo per tornare con Avenidamerica a viaggiare ancora.
Se volete (ed è caldamente consigliato!!) acquistare il cd, potrete scrivere a:
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(Christos)
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